UN GIORNO A SOLLICCIANO... Vibrano calde lacrime di note, un ritmo allegro, il tono lievemente rauco di un anziano bluesman di colore con un elegante cappello coloniale bianco e una camicia madida di sudore. Si avvicina al microfono, estrae una piccola armonica a bocca, aggiusta i fili con mani tremanti.
'Ecco un'altra vittima inerme di Alzheimer' penso fra me e me.
Due giovani musicisti di casa nostra lo accompagnano con tastiera e chitarra. Rythm and soul.
Fa caldo. Ci saranno 40 C e il 70% di umidità. L'ambiente ristretto, angusto. È la piccola sala di un teatro.
Un centinaio di persone, occupano educatamente quasi tutti i posti a sedere.
Il ritmo è quello giusto, suadente. Una giovane donna, sulla trentina, si muove, danza con fare sinuoso. Sudata, attraente, capace di attanagliare l'eros di un uomo anche nelle più precarie condizioni. Muove sensualmente i lunghi capelli castani, liberatisi da un troppo frettoloso tentativo di raccolta. Un leggero corpetto in fibre poliestere, attillato, lascia intravedere minuti seni. Un paio di jeans che evidenzia una perfetta silhouette. Di tanto fascino, una sola pecca: bel sorriso, ma priva di un dente. Eppure, nonostante possa sembrare un grave difetto, si può lasciar correre. Non credo le interessi carpire l'attenzione dei pochi uomini presenti in sala. Sprigiona energia, ha bisogno di esprimersi, sfogare la repressione assorbita in quell'ambiente. Sentirsi, almeno nell'anima, libera!
Siamo, infatti, in una piccola sala del teatro di una casa circondariale.
Oggi le chiamano così , ma io preferisco continuare a definirla con il suo più classico nome: galera!
È la torrida giornata di un martedì di fine luglio. Per la prima volta entro nella sezione femminile del carcere di Sollicciano.
continua...
PAPAVERI
Orde di chiome infuocate
Veleggiano
Come flutti inebriati
Seguendo effusioni
Di venti in amore.
GIOVANI KILLER... In compagnia fumava e beveva come tutti i suoi coetanei. Di tanto in tanto, si faceva una canna e un pò di LSD per quando si sentiva particolarmente giù ...
I suoi gli sganciavano contante ogni volta lo richiedeva. Padre medico e madre avvocato. Non avevano nè tempo nè voglia di star dietro al loro unico figlio. Erano certi fosse ormai adulto e che si sapesse gestire. Mi misi con lui solo perché eravamo entrambi rimasti gli unici scoppiati del gruppo e volevamo divertirci.
...
Quello che mi faceva più rabbia era che fossi sempre alla sua mercè. Che non riuscissi a liberarmene. Che fossi conscia della mia posizione schiavizzata, ma che non sapessi tagliare quelle catene virtuali. Perchè una persona adulta e di discreto intelletto deve essere soggiogata esclusivamente per colpa di un sentimento. Ma quale sentimento, poi... Io non lo amavo e neppure credo, gli volessi bene. Ero solo colpita da quel diverso che mi faceva vivere. Con lui non c'era mai monotonia. Ogni giorno non sapevi come sarebbe finita.
Mi telefonò, con tutta calma, dopo una settimana precisa. Senza spiegazioni né, tanto meno, giustificazioni, mi disse che aveva avuto da fare e che mi voleva vedere la sera stessa. Avrei dovuto rispondergli un secco no e riagganciargli sul muso, ma acconsentii, come al solito, curiosa di sapere cosa la sua fantasia avesse elucubrato.
"Domani i vecchi saranno a casa. Gli dirò che starò da te tutta la notte. Il fatto che dormono in stanze separate ci facilita il compito. Tu ti occuperai di mia madre. Li coglieremo nel sonno, quindi non dovremo fare neanche tanta fatica. Una coltellata dritta al cuore".
...
Un'ora prima mi ero fatta una striscia di coca e bevuto una birra. Non ero io in quella stanza. Ero il personaggio bacato di un videogioco interagibile. Una sorta di Lara Croft del male. Estrassi la lama e la piantai nella gola di mia suocera. Questa reagì convulsamente, un gesto, forse, meccanico. Spalancò gli occhi e fece per alzare il capo, ma il coltello, infilato fin dentro il cuscino l'aveva inchiodata.
...
Il demonio è sempre pronto a nutrirsi del male che è in ognuno di noi: se trova una fiamma solitaria e spaurita, sa come alimentarla.
...
L'efferatezza non si manifesta per forza anticipatamente. Ma è subdola. Esplode come una fistola.
...
Oggi, non vivo. Ma sopravvivo al ricordo di ciò che fui. Anatemizzando ciò che sono e maledicendo la mia eternità.
SCOGLIO DI LIGURIA
Scoglio eroso dal salmastro
Come un vecchio pescatore incancrenito
Nell'impervietà del suo mare
Attendi impavido
Onda su onda
Il susseguirsi delle maree
Stabile
Come oasi surreale
Forte
Divelti l'acqua
Contrasti la sua arbasgia
Di notte ti si ammira
Quando la luna imprigiona i suoi raggi
Tra fessure del tuo corpo consunto
E attendi ancora il domani.
A piedi scalzi
Mi avvicino
La luce del faro ti scopre
Manifestando la tua presenza
Le mie mani ti sfiorano
Ti sento arido
E ti riveli...